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Cantina Valpolicella Negrar – Verona

Il complesso architettonico della Cantina Valpolicella Negrar si presenta fortemente disorganico e disomogeneo sotto un profilo compositivo e cromatico. Ne deriva una percezione dello spazio fortemente disarmonica, poco espressiva e comunicativa come invece dovrebbe essere una cantina vinicola d’eccellenza, in grado di esprimere raffinatezza del processo produttivo e rispetto ed enfatizzazione del risultato finale di un lungo processo di lavorazione, attento ed accurato.

L’architettura è sempre la giusta risposta ad un desiderio di identità culturale e di un’attenta e funzionale distribuzione spaziale.

La genesi dell’idea progettuale rielabora il processo di produzione di un buon prodotto vinicolo , caratterizzato da diverse fasi di lavorazione, con situazioni, professionalità, competenze differenti e specializzate, tutto e tutte con l’unico obiettivo di creare un prodotto esclusivo e fortemente distinguibile.

La teoria compositiva elabora direttamente questo profondo concetto, ridefinendo lo spazio come una sommatoria di volumi, tutti differenti a seconda della funzione a cui devono assolvere, che dialogano tra di loro attraverso un’ unica logica linguistica: un “tetto sovrano”sospeso, che unifica e racchiude il tutto in maniera esclusiva e fortemente distinguibile.

Anche l’utilizzo combinato dei materiali Pietra – Vetro – Acciaio tenta di interpretare espressivamente il processo produttivo, partendo dal concetto che il vino nasce dai frutti della terra, e come tale nella sua prima fase è un prodotto “grezzo”, radicato al suolo proprio come i volumi progettati, quelli adibiti alla parte produttiva e dirigenziale, che trovano la loro massima espressione formale in un materiale come la pietra, materica, compatta e con un forte senso di gravità.

La mano dell’uomo è in grado di affinare e perfezionare un prodotto così “grezzo”, e il vetro interpreta e rappresenta proprio la trasparenza e la purezza di un processo produttivo, per poi culminare nel prodotto finito, sublime, perfetto e inconfondibile, che sfida la sua gravità: una pensilina così grande ma così sottile che esprime tutto ciò che un buon vino racchiude, la profondità della sue sfumature cromatiche e la capacità di comunicare con l’uomo.

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